di Daniele Spagnol
E sì. E’ proprio il caso di dirlo. Da luglio di quest’anno andare in Croazia con la propria imbarcazione potrebbe riservare amare sorprese. Se non parliamo certo di un arrembaggio coma azione di leggendaria pirateria quello che è certo è che i controlli delle autorità croate sulle imbarcazioni che entreranno nelle loro acque territoriali saranno serrati. Perché tutto questo? Semplice. La Repubblica di Croazia, con l’adesione alla UE del 01.07.2013, è entrata a far parte dell’Unione Doganale con la conseguenza che i residenti della Comunità, dopo tale data, non possono più mantenere le loro imbarcazioni nello “status” di importazione temporanea. Ciò comporta che alla scadenza del periodo autorizzato per la “T.I” i residenti della UE sono obbligati a chiudere il regime o con l’immissione in libera pratica del bene oppure “esportando” l’imbarcazione verso altro Paese terzo.
Insomma un mondo doganale nuovo ed inaspettato per tanti proprietari di imbarcazioni che vogliono semplicemente passare una giornata di sole sulle coste croate. Ed un mondo doganale nuovo anche per molti Doganalisti che si sono trovati ad affrontare aspetti non sempre trattati nella loro attività professionale quotidiana.
“Ho dovuto riprendere in mano il testo di diritto della navigazione ci dice uno spedizioniere di Pontebba. “In questo paese del Friuli, a qualche chilometro dall’Austria, mai avrei pensato di dover rispondere a domande di clienti che hanno la loro barca ormeggiata a Lignano o Grado e vorrebbero semplicemente affrontare un’estate senza insidie” conclude.
Un altro collega di Pordenone ci ricorda che per le leggi croate l’iscrizione è obbligatoria per tutte le unità da diporto, indipendentemente dalla potenza motrice e che le unità di lunghezza superiore ai 12 metri sono considerate “navi”, con l’applicazione di un diverso regime tecnico ed amministrativo. Ma ricorda anche che la sua provincia non ha sbocchi al mare e quindi può solamente gestire i cd “natanti” ( imbarcazioni di lunghezza uguale o minore di 10 mt su carrello – ndr).
E se qualcuno prendesse il largo dallo spettro di iva e dazio e andasse in Grecia, ad esempio?
“trasferendo l’imbarcazione verso altro Paese membro si deve avviare la procedura di transito esterno (T1)”, ci conferma il sottosegretario del ministero delle finanze e direttore della Dogana, Bosiljko Zlopasa. Attenzione, però, anche i Greci non si son fatti cogliere impreparati da tutto questo.
A partire dal 1 gennaio 2014 è entrata in vigore una novità per chi naviga in acque greche.
Lo scorso 20 novembre, infatti, il Parlamento di Atene ha approvato una “circulation tax” per le barche superiori ai 7 metri, sia a vela che a motore, che navigano in Grecia, indipendentemente dalla durata della permanenza.
Un’estate calda, quindi, per tutti i naviganti. Un’estate sì dal “sapore di sale”, come scrisse Gino Paoli, purtroppo dal gusto amaro, aggiungiamo noi.
Pubblichiamo di seguito l’avviso emanato dalle Autorità croate sulle nuove regole per le imbarcazioni in entrata in Croazia