del Sen. Cosimo Ventucci
Ringraziamo i colleghi per averci aggiornato con l’attenta disamina su ciò che è di interesse per la categoria e su come ci si stia muovendo, soprattutto a Bruxelles.
Prima di dare la parola al dr. Giffoni, desidero fare una breve, personale, riflessione sulla cornice politico economica che condiziona il nostro operare.
Ai confini dell’Europa ci sono focolai di guerra e la diplomazia, poco attiva, mette in luce la debolezza dell’Unione che appare come un grande agglomerato incapace di agire sul suo stesso territorio; oltre ad essere turbata proprio da quelle genti di cui per secoli ha gestito i Governi locali, soffre per l’aggressione della speculazione conseguente alla mal regolamentata globalizzazione dei mercati e da una mondiale finanza spregiudicata.
Probabilmente si aspetta che gli USA decidano il da farsi, come è avvenuto nei Balcani alla fine degli anni 90; ed allora si era non ai confini, ma dentro l’Europa.
Sembra che sull’Unione Europea sia scesa una coltre, un torpore soporifero, al punto che non ci si rende più conto del tempo che passa. Tutto resta immobile, quasi che un diffuso disinteresse pervada il quotidiano.
In Italia, gli avvenimenti di questi ultimi decenni hanno dimostrato che democrazia produce democrazia e il popolo ha confermato l’evoluzione di una forma di conservatorismo politico, condizionato anche dalle parti sociali e dalle magistrature; conservatorismo che alla fine ha distrutto i partiti in una crisi di sistema, introducendo, per fortuna, l’alternanza politica nella gestione del Governo.
Ma non basta, siamo un Paese in ginocchio; inizia a scemare quell’atmosfera di speranza sulle promesse profuse in abbondanza.
Molte dichiarazioni, da chi ci governa, sono del tutto condivisibili, così come è avvenuto nel passato; ma, alle dichiarazioni sono seguiti solo fatti minimali, senza nessun effetto sostanziale, compresa la dazione degli 80 euro che invece di aumentare i consumi e quindi incentivare l’economia produttiva, sono serviti per cautelare le famiglie su possibili nuove tasse e la Tarsi ne è un campanello d’allarme.
Troppi annunci roboanti, quando poi l’opinione pubblica percepisce che il debito dello Stato continua a salire e che siamo in una recessione economica.
E’ in atto la deflazione, che è foriera di pericolosi rischi essendosi estesa in quasi tutta l’Eurozona.
Le famiglie non spendono; restano indifferenti davanti alle pur sacrosante riforme istituzionali, spaventate da ciò che accade in campo internazionale, incapaci di reagire a quello che Il dibattito culturale ha da tempo messo in luce e cioè aspetti che possono essere additati come difetti del nostro popolo.
Un eccessivo familismo che costringe i giovani a rimanere attaccati alle mura domestiche, l’angoscia di comprarsi casa con rate di mutuo che condizionano gli anni più belli dello stare insieme di una coppia, il provincialismo degli usi e costumi e tanto altro.
Comportamenti che risaltano quando vedi scorrere le immagini di vita di altri Paesi.
Ho di recente riletto “ il giovane Holden” di Salinger scritto in America nel 1946.
E’ evidente la differenza fra i nostri giovani e Holden che rappresenta la voglia di uscire dalla casa paterna ed affrontare la vita.
E’ un romanzo e non la realtà; ma, poi, il prodotto americano te lo ritrovi dominante e non vado oltre.
In tale contesto il nostro Paese è oltremodo frastornato ed i dati economici non possono essere minimizzati con l’assunto del “mal comune mezzo gaudio” in quanto stiamo annaspando con all’interno un male oscuro, di cui ha parlato anche il Presidente del Consiglio, e ci riferiamo ad una Pubblica Amministrazione, ormai vecchia nell’impianto e negli uomini, che è stata trapiantata nel nuovo Stato postbellico con il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica, senza i sostanziali cambiamenti che sono avvenuti negli altri Paesi che hanno perso la seconda guerra mondiale e cioè Germania e Giappone.
Sembra una constatazione da luogo comune, ma noi operatori doganali, quotidianamente alle prese con l’apparato burocratico allocato in vari Dicasteri, non possiamo fare a meno di confrontare l’operatività pubblica con quelle degli altri Paesi con i quali siamo in rapporto di lavoro e diventa inaccettabile ciò che dovrebbe essere competizione, vederla divenire concorrenza agevolata.
E non mi riferisco solo alle infrastrutture dei porti del Baltico o agli Aeroporti del centro Europa, ma soprattutto all’applicazione di quelle regole e direttive che la Commissione Europea sforna con solerte generosità.
Anche il Presidente Renzi si è accorto come la normativa emessa da Bruxelles da noi non è mai recepita “ sic et sempliciter”, cosi come negli altri Paesi dell’Unione; ma, a seconda dei casi, appesantita da circolari interpretative che rendono più restrittiva la norma stessa al di là dell’intenzione del legislatore europeo.
A onor del vero c’è un caso inverso, tanta l’inutilità della norma, in cui la ns Dogana aveva trovato una soluzione, ma che su pressione della Commissione ha dovuto ritrattare.
La casella 18 del DAU prevede che se una merce sotto cauzione è spedita, per esempio per via terra da Bari, per una destinazione del’U.E., quella casella deve riportare la targa del camion, come se il mezzo di trasporto dovesse arrivare a destinazione invece di scaricare la merce in un centro di raccolta del Nord Italia per proseguire in collettame oltre.
Banalità, si osserva, ma noi facciamo questo e questo ce lo chiede l’imprenditore e l’imprenditore è l’anello di congiunzione con le regole dell’economia che dovrebbero essere assecondate nella legalità e non coinvolte nella stupidità normativa: uno zelo, un eccesso di formalismo che non ha ragione fiscale di essere.
A fine Luglio si è svolta una riunione presso l’Agenzia delle Dogane con una folta rappresentanza del nostro settore, fra cui la Confetra che rappresentava la sintesi dei problemi di cui siamo partecipi.
Ci è apparsa positiva l’attenzione del Direttore dell’Agenzia, confortato dalle dott.sse Alvaro e Bricca.
I temi sono sempre gli stessi: art. 303 sanzioni, CAD, procedure agevolate e la rinnovata richiesta di uniformità nell’applicazione della norma, senza che l’italica inventiva produca scompensi fra le varie Dogane dello Stato.
E’ poca cosa, ma nell’attuale, è quanto ci si può permettere di chiedere con l’auspicio che i ns rappresentanti a Bruxelles possano far valere le ragioni che sottendono ad un servizio, come il nostro, di cui l’apparato doganale non può fare a meno, nel veloce scorrimento dei traffici e nell’interesse dell’erario.
Come vostro Presideente vi posso assicurare che sia il Consiglio Nazionale che l’Anasped lavorano con passione e sacrificio personale per perseguire l’obiettivo di acclarare la nostra professionalità nell’ambito degli scambi internazionali connessi sia all’interesse dell’erario che a quello della sicurezza sanitaria, della lotta al terrorismo e al traffico illecito di armi e droga.
Vigileremo per il ns domani. Grazie.