Incontro fra doganalisti
“Road Map” iniziative e prospettive per l’anno nuovo
Sabato 22 ottobre 2022. All’indomani dell’importante e partecipato evento, organizzato da Anasped in collaborazione con l’Associazione ed il Consiglio Territoriale della Lombardia e dal titolo “La rappresentanza in dogana. Il doganalista: un’opportunità per le imprese”, la splendida cornice dello Starhotels Business Palace di Milano ospita la prima Tavola Rotonda fra doganalisti dopo l’entrata in vigore del codice doganale dell’UE.
Non si tratta di un convegno tradizionale, di un classico seminario, ma di un incontro informale fra le Associazioni di categoria, l’Ordine ed i professionisti che ne fanno parte. Sono presenti al tavolo di lavoro, moderato dall’Avvocato Piero Bellante, i vertici della nostra categoria: il Presidente Anasped Massimo De Gregorio, il Presidente Assocad Bruno Pisano, il Presidente del CNSD Paolo Pasqui con i preziosi ed imprescindibili contributi del Professor Enrico Perticone. Interviene da remoto il Presidente del CTSD di Milano Francesco Trabucco.
Lo scopo della Tavola Rotonda? Tracciare una road map di iniziative e prospettive per il 2023.
La questione da affrontare? Ridisegnare la figura del doganalista per evitarne declino ed estinzione. E a ben vedere, non sono pochi i fattori che potrebbero spingere la categoria sul viale del tramonto.
Primo fra tutti il cliché “doganalista – compilatore di bollette doganali” o peggio l’ossimoro, decisamente in contrasto con la normativa doganale di ieri e di oggi, “doganalista – dichiarante”. Stereotipi limitanti, citati dall’Avvocato Bellante e dal Presidente Anasped Massimo De Gregorio, ben lontani dalla nostra realtà, fatta di Brexit, pandemia, crisi energetica, evoluzione della disciplina sul dual use, cambiamenti frenetici del quadro normativo a causa del conflitto russo-ucraino, solo per citare alcuni esempi. Avvenimenti epocali che hanno visto il doganalista in prima linea, con un impegno ed un’abilità ben oltre il mero inserimento di dati.
E la riserva di competenze del doganalista? Inefficace la sua presenza, forse anche a causa di un’erronea interpretazione estensiva, dolorosa la sua rimozione, sfidante la sua assenza.
Ritenuta talvolta un’area comprendente anche il “monopolio” della materia, ma in concreto circoscritta al solo esercizio della rappresentanza diretta nella presentazione di una dichiarazione, come ricorda il Professor Enrico Perticone, la riserva si è rivelata forse più proficua per la tutela delle risorse proprie che per il prestigio e la crescita della categoria professionale.
Confinato in uno spazio apparentemente sicuro e protetto, forse lontano dagli stimoli al cambiamento e al miglioramento imposti da un mercato aperto, il doganalista è rimasto a lungo uno sconosciuto, confuso a volte con un doganiere, distante dalle aziende, per le quali sono diventate molto più familiari e rassicuranti altre figure, come quella del commercialista ad esempio.
Complice, poi, un codice doganale modellato sulla base dei paesi nordeuropei privi di un omologo del nostro doganalista, come spiega il Presidente del CNSD Paolo Pasqui, la riserva di competenze è venuta meno nel 2016 ed ha esposto la categoria ad una concorrenza senza precedenti, su scala europea, con molti altri soggetti, professionisti o meno, con o senza certificazione AEO, ai quali è stato esteso l’esercizio della rappresentanza diretta in dogana ¹.
Altri operatori, infatti, hanno ricompreso l’attività dichiarativa all’interno della propria offerta di servizi. Ed è il Presidente Assocad Bruno Pisano a citare il caso delle grandi compagnie di navigazione autrici di pacchetti chiusi, una sorta di “prendere o lasciare”, che includono la dichiarazione in dogana come un “di cui” inscindibile dal servizio di trasporto offerto. Un’integrazione verticale che, tra l’altro, polarizza l’attività dichiarativa ad esempio nei porti, a scapito delle aree interne.
Concorrenza nell’attività dichiarativa ma anche in quella di consulenza. Webinar, seminari, convegni, corsi per l’ottenimento di una qualifica professionale nel settore doganale hanno favorito la divulgazione, inarrestabile, del sapere.
Del resto, come ricorda Enrico Perticone, “la materia in sé non può mai essere esclusiva di nessuno, la materia in sé è esclusiva di chiunque la voglia studiare” e la fiorente attività formativa, soprattutto di questi ultimi anni, ha permesso a molte altre categorie l’ingresso nel mondo della consulenza doganale pur restando fuori dall’Albo.
E così anche commercialisti, avvocati, impiegati, manager e tanti altri professionisti possono qualificarsi un po’ come “esperti nelle materie e negli adempimenti connessi con gli scambi internazionali” ² ed offrire opinioni, pareri, consigli di carattere doganale, arricchiti con nozioni fiscali, tributarie, legali o di contrattualistica, captando le esigenze multidisciplinari delle aziende alle quali si propongono.
Una concorrenza su più fronti che si è insinuata, inoltre, all’interno della categoria, minandone la compattezza e facendo spazio, ad esempio, a diversità di vedute fra doganalisti e CAD.
Cliché, concorrenza agguerrita, polarizzazione dell’attività dichiarativa, frammentazione interna, sono inoltre accompagnati, come se non bastasse, da altre due dolenti note. La prima è il rapporto da sempre conflittuale con l’Amministrazione, una contrapposizione che non ha certo giovato alla categoria professionale, ritenuta da alcuni funzionari una sorta di controllore esterno di legalità e quindi vista con diffidenza e sospetto o, addirittura, bollata come superflua ³.
La seconda è la forza (o debolezza?) dei numeri. I doganalisti non sono poi così tanti, se paragonati ad esempio alle altre categorie professionali già citate, ed i giovani sono solo una minoranza, fra l’altro ancora troppo poco presente all’interno dell’Ordine o delle Associazioni di categoria. Significativo, in tal senso, è il dato esposto dal Presidente del CTSD di Milano Francesco Trabucco il quale riporta che, all’interno del CT che presiede, su più di cento iscritti solo quattro doganalisti hanno meno di quarant’anni.
Ma quali sono quindi i rimedi, le azioni concrete che la categoria professionale, oggi finalmente compatta, intende intraprendere? Come può il doganalista mettere in soffitta la fotografia in bianco e nero che lo ritrae come “il dichiarante”, sopravvivere alla concorrenza, migliorare il rapporto con l’amministrazione e crescere numericamente?
Una prima iniziativa prende il nome di diversificazione. I partecipanti alla Tavola Rotonda appoggiano in modo unanime la proposta di assunzione di nuovi compiti da parte dei doganalisti, sia in risposta ad esigenze delle imprese, del resto l’offerta della categoria ormai deve adattarsi al mercato, sia nell’ottica di una cooperazione con l’Amministrazione doganale.
Sotto il primo profilo, ad esempio, il doganalista può proporsi alle aziende come quel professionista che le accompagna nel percorso della certificazione AEO, un esperto indipendente le cui valutazioni possono essere prese in considerazione dalle autorità doganali così come stabilisce l’art. 29.3 RE CDU.
Oppure, dal punto di vista di una collaborazione con ADM, fra l’altro ulteriore iniziativa utile al superamento della storica conflittualità, il doganalista può diventare il professionista al quale l’Agenzia delega alcuni compiti, controlli ovviamente esclusi.
Pensiamo, ad esempio, agli audit propedeutici alla concessione di autorizzazioni, alle funzioni nell’ambito di quella semplificazione, in realtà ancora poco approfondita, conosciuta come sdoganamento in autovalutazione ⁴, o ancora agli adempimenti riguardanti i nuovi tributi ambientali e sociali all’orizzonte e che potrebbero sfiorare ADM, come ad esempio la plastic tax citata dal Professor Enrico Perticone e dal Presidente Anasped Massimo De Gregorio.
E passi importanti verso la collaborazione sono già stati compiuti tanto dalla categoria quanto dalla stessa Amministrazione, testimoniando la comune volontà di scrivere una nuova e diversa pagina rispetto al passato. Il Presidente Massimo De Gregorio evoca, ad esempio, l’inserimento dell’articolo 26 nel DDL Concorrenza, proposta alla quale si è dedicato, insieme ad altri esponenti, il Presidente Bruno Pisano, per consentire alla Pubblica Amministrazione di delegare alcune funzioni istruttorie al libero professionista.
O ancora vengono ricordate l’apertura e la capacità innovativa dimostrate dal Direttore Generale ADM Marcello Minenna, in particolare durante il convegno di venerdì. Significativa la parte del suo discorso in cui riconosce l’importanza del doganalista: “il nostro Paese sta in piedi perché sta in piedi un settore che è quello dell’export e anche quello dell’import, perché noi siamo dei grandi trasformatori, dei grandi creatori di valore e in tutta questa catena voi svolgete un ruolo importante”.
Emblematica, inoltre, l’intenzione, espressa dal Direttore, di inaugurare presto un Tavolo Tecnico con l’obiettivo di individuare “funzioni di ADM da svolgere con l’ausilio dei doganalisti” e per procedere alla “esternalizzazione di alcune funzioni ai doganalisti per liberare anche risorse ADM”.
Da non sottovalutare, poi, le proposte di emendamenti al CDU, di cui è promotrice Anasped con la partecipazione del Presidente Massimo De Gregorio agli incontri a livello UE. Proposte di modifiche per elevare il livello di competenze dei rappresentanti doganali in Europa, per avere un riconoscimento ufficiale e per migliorare lo status di AEO. Sotto quest’ultimo profilo, ad esempio, il Presidente Anasped illustra la proposta di un “AEO customs” volto ad introdurre requisiti specifici, ulteriori rispetto a quelli orizzontali comuni a tutti gli AEO, per l’accesso all’esercizio della rappresentanza diretta e alla presentazione delle dichiarazioni in dogana.
Anche la formazione e la divulgazione, inoltre, sono iniziative da non sottovalutare, tanto all’interno della categoria quanto al suo esterno.
Dal primo punto di vista è significativo l’intervento del Presidente del CNSD Paolo Pasqui il quale spiega che la formazione nella categoria è importante non tanto per “diventare più bravi come doganalisti” quanto perché “al giorno d’oggi una consulenza vale fino al punto in cui sei in grado di agganciarla alle altre attività e alle altre esigenze dell’azienda, la contrattualistica, la questione fiscale, tutto ciò che circonda il mondo doganale. Non dobbiamo diventare commercialisti o avvocati. Dobbiamo essere in grado di agganciare le nostre competenze professionali a quelle degli altri Ordini”. Una formazione, dunque, non tanto per conoscere tutto di qualsiasi cosa. Sarebbe, in fin dei conti, un risultato fugace e basterebbero nuove circolari non lette o un aggiornamento mancato per offuscarlo. Una formazione per essere consapevoli che c’è molto altro, per ampliare i propri orizzonti, per fare (farsi) domande e cercare risposte.
Per quanto riguarda, invece, la divulgazione all’esterno, sono gli interventi di Bruno Pisano e di Enrico Perticone a mettere in luce l’importanza di un doganalista portatore di sapere nelle imprese. E non solo perché alla diffusione della conoscenza, oggi più che mai, non ci si può (e non ci si deve) opporre, ma anche perché sono proprio le aziende preparate e strutturate che, in un futuro nemmeno poi tanto lontano, cercheranno quel doganalista che le assista per certificare requisiti, conseguire autorizzazioni, implementare semplificazioni, per utilizzare un perfezionamento attivo, un deposito doganale o altri regimi speciali.
Nel campo della divulgazione, poi, è cruciale fare in modo “che il mondo delle imprese percepisca l’importanza del mandato”, afferma il Professor Enrico Perticone, aggiungendo che “importatore ed esportatore devono essere pienamente consapevoli dei soggetti ai quali sono affidati gli incarichi, poiché da quegli incarichi discendono adempimenti molto importanti che investono in maniera giuridicamente pesante la sfera del mandante”.
E, a ben vedere, non può essere altrimenti. Il mandato è un contratto in cui l’elemento personale del mandatario e la fiducia riposta verso quest’ultimo dal mandante sono indispensabili. È quindi essenziale che le imprese scelgano, a parità preparazione, il professionista del quale si fidano, magari perché segue l’azienda più da vicino, offre formazione ed assistenza su misura o perché ha una reputazione prestigiosa.
Ultimo, ma non meno importante, nella Tavola Rotonda emerge la volontà di coinvolgere i doganalisti più giovani nelle attività delle Associazioni di categoria e dell’Ordine, portandoli a ricoprire anche cariche elettive.
Alcuni passi decisivi sono stati fatti tanto a livello di Anasped ed Assocad, quanto all’interno del CNSD.
Vengono, infatti, descritte sia l’iniziativa di Anasped per la recente creazione di un gruppo di giovani sia l’istituzione in Assocad di un comitato consultivo affinché le nuove leve partecipino sempre di più alla vita associativa. Importantissima, poi, la presenza delle Commissioni di studio nel CNSD all’interno delle quali doganalisti esperti e più giovani possono dedicarsi fianco a fianco all’attività formativa a beneficio di tutta la categoria.
Se da un lato l’integrazione dei giovani doganalisti nella vita attiva delle Associazioni e dell’Ordine è, dunque, più o meno avviata, dall’altro resta del lavoro da svolgere per quanto riguarda l’ingresso di nuove forze nella categoria. Ingresso che, ad oggi, si muove ancora con lentezza ed il giovane appassionato rischia di avvicinarsi all’Ordine (posto che riesca a superare l’esame) molti anni dopo il “colpo di fulmine” con la materia e con il mondo doganale. Basti pensare, ad esempio, alla cadenza degli esami per laureati, purtroppo solo teoricamente convocati di anno in anno. Sotto il profilo della crescita numerica della categoria sarà, quindi, interessante capire cosa disporrà la nuova legge professionale, oggi ancora in cantiere, così come la riforma del TULD.
Elena Di Benedetto
¹ Art. 18.3 CDU e Circolare 8/D del 2016, parte relativa alla rappresentanza diretta pag. 7 e seguenti.
² Articolo 9 Legge professionale 213/2000
³Per una disamina completa del difficile rapporto fra spedizioniere doganale ed Amministrazione nel corso della storia si veda Piero Bellante, Il Sistema Doganale, 2020, pag. 257 e seguenti
⁴Per considerazioni ulteriori su tale aspetto si veda Piero Bellante, Il Sistema Doganale, 2020, pag. 275