di Redazione
Ormai non passa giorno che alla TV qualche politico non ci dica che “Stato e contribuente” sono diventati amici. Riduzione delle sanzioni, maggior dialogo, tappeti rossi.. Ma sarà veramente così? Vediamo se il ravvedimento spontaneo si indirizza su questa strada. Vediamolo in sintesi.
L’istituto dell’adempimento collaborativo si pone l’obiettivo di instaurare un rapporto di fiducia tra amministrazione e contribuente che miri ad un aumento del livello di certezza sulle questioni fiscali rilevanti. Tale obiettivo è perseguito tramite l’interlocuzione costante e preventiva con il contribuente su elementi di fatto, ivi inclusa l’anticipazione del controllo, finalizzata ad una comune valutazione delle situazioni suscettibili di generare rischi fiscali. E’ un istituto che prevede l’adesione volontaria del contribuente qualora sia in possesso di requisiti soggettivi ed oggettivi come di seguito esposti.
Gli invii delle comunicazioni preventive del Fisco mirano a informare “a monte” il contribuente della sua posizione fiscale consentendogli di fornire per tempo elementi in grado di giustificare le presunte anomalie, a favorire un rapporto collaborativo per la definizione con una drastica riduzione delle sanzioni per il ravvedimento spontaneo.
Ampio il ventaglio di canali a disposizione per interagire con il Fisco: a seconda della tipologia di alert ricevuto, i contribuenti possono richiedere informazioni o fornire chiarimenti, anche tramite gli intermediari incaricati della trasmissione delle dichiarazioni, via mail, o con le specifiche modalità indicate nelle comunicazioni. Insomma, consacrato il principio (peraltro una delle grandi novità del nuovo codice) ad “essere ascoltati”. Speriamo che chi ci ascolterà non sia tra quelli del “non c’è miglior sordo di chi non vuol sentire”…