di Redazione
L’entrata in funzione della procedura di cor¬ridoio doganale lkea, intro¬dotta dall’ Agenzia delle doga¬ne con la cooperazione dell’ Autorità portuale – attraverso la quale i contenitori verranno trasferiti direttamente allo sbarco e a mezzo camion ai magazzini logistici di lkea senza emissione di alcun do¬cumento doganale – sta creando una vera e propria levata di scudi in seno alle varie associazioni di categoria . Si tratta di una falsa innovazio¬ne, ribadiscono, che sostituisce -di fatto – i documenti doganali di transi¬to “T1″ previsti dal codice do¬ganale comunitario con un complesso sistema di monito¬raggio attraverso ricevitori satellitari e ‘controllo video’ dei singoli carichi che non può che tradursi in un ulterio¬re appesantimento burocrati¬co e di costi che già si annunciano dalle cinque alle dieci volte superiori rispetto a quelli dei documenti sostituiti. «Docu¬menti peraltro emessi da ope¬ratori privati in regime di con¬correnza mentre i costi della nuova procedura saranno so¬stenuti, almeno nella fase inizia¬le, dallo Stato che ne affiderà la gestione -in regime di mo¬nopolio – alla società Uirnet», spiega il presidente spezzino dell’asso¬ciazione spedizionieri , Ales¬sandro Laghezza. Ricordiamo, infatti, che Uirnet è una società di diritto pubblico, par¬tecipata da soggetti pubblici ( Autorità portuali) e privati (interporti) portatori di conflitti di interesse evidenti (i soggetti privati mirano a spostare il ba¬ricentro delle attività doganali presso gli interporti, al fine di intercettarne il valore aggiun¬to).
Ma al di là della specifica sperimentazione IKEA, ciò che preoccupa gli spedizionieri è la nota dell’agenzia delle dogane del 13/04 che delinea un quadro regolamentare atto ad estendere la procedura dei “fast corridors su strada” ad altri soggetti (e su base nazionale), aprendo quindi la strada al sistematico trasferimento delle operazioni doganali al di fuori dei porti ed alla progressiva desertificazione dell’indotto professionale connesso agli stessi.
La nota, per lo più, appare non supportata da idonee previsioni legislative visto che la normativa di riferimento ( il codice doganale comunitario) prevede un numero di destinazioni ben definite e non derogabili. Non si vede quindi come l’Agenzia delle Dogane possa eludere tale normativa eliminando di fatto un documento di transito previsto dalla legislazione comunitaria e sostituendolo con costose ed inefficienti procedure di rilevamento satellitare.
Le stesse perplessità sono inoltre riferibili alla procedura dei “fast corridors su treno”, a quanto sembra di imminente emanazione, anch’essa non supportata da idonea normativa e potenzialmente ancora più distruttiva per l’indotto portuale.
Insomma, un apparente efficientismo privo di effetti positivi sul sistema logistico italiano ma po¬tenzialmente distruttivo per il nostro territorio. Gli Spedizio¬nieri doganali/Doganalisti chiedono invece che si portino a termine e si estenda¬no le procedure di sportello unico doganale e sdogana¬mento in mare, capaci di risol¬vere alla radice qualsiasi pro¬blema di congestionamento dei porti e di efficacia dei con¬trolli, così come avviene nei porti del nord Europa, modello di effi¬cienza universalmente ricono¬sciuto dove non vi è traccia dei corridoi doganali ma una piena attua¬zione dello sportello unico per le operazioni doganali svolte in porto appunto, con controlli rapidi ed efficienti e l’emissione di do¬cumenti di transito T1 per gli sdoganamenti di merce in im¬portazione effettuati nell’interno del territorio.
In questo contesto di ‘eccesso di virtuosismo’ le Associazioni sono pronte ad assumere idonee iniziative di approfondimento legale circa la correttezza delle procedure di corridoio doganale pur aperte al dialogo con l’Agenzia delle Dogane e con tutti gli altri soggetti coinvolti, dalle Autorità Portuali a Uirnet, al fine di apportare il proprio contributo di professionalità ed idee innovative per la realizzazione di soluzioni realmente utili per lo sviluppo della portualità e della logistica italiana.
Si tratta di un modello ope¬rativo che va in direzione op¬posto a quello fino a ora imple-mentato allaSpezia, che preve¬de lo sdoganamento in mare e l’effettuazione dei controlli a Santo Stefano Magra e che, qualora venisse esteso da lkea ad altri importatori e interpor-ti, comporterebbe il sistemati¬co spostamento del luogo di ef¬fettuazione delle operazioni doganali verso l’interno. «Assi¬steremo a una progressiva de¬sertificazione dell’indotto ad alto valore aggiunto collegato al nostro porto, del quale gli spedizionieri rappresentano
elemento centrale e propulsi¬vo – continua Laghezza – Una falsa e costosa “innovazione”, priva di effetti positivi sul sistema logistico italiano, ma po¬tenzialmente distruttivo per il nostro territorio». Tra spedi¬zionieri, doganalisti e agenti marittimi sono circa cinque¬cento gli addetti. «Gli spedizio¬nieri spezzini chiedono che si portino a termine e si estenda¬no le procedure di sportello unico doganale e sdogana¬mento in mare, capaci di risol¬vere alla radice qualsiasi pro¬blema di congestionamento dei porti e di efficacia dei con¬trolli», conclude Laghezza che fa notare come nei porti del nord Europa, modello di effi¬cienza universalmente ricono¬sciuto, non vi siano i corridoi doganali ma una piena attua¬zione dello sportello unico per le operazioni doganali svolte in porto, con controlli rapidi ed efficienti, e l’emissione di do¬cumenti di transito TI, per gli sdoganamenti di merce in im-port effettuati nell’interno.
-al di là della specifica sperimentazione IKEA, ciò che preoccupa gli spedizionieri liguri è la nota dell’agenzia delle dogane del 13/4, che delinea un quadro regolamentare atto ad estendere la procedura dei “fast corridors su strada”ad altri soggetti e su base nazionale, aprendo quindi la strada al sistematico trasferimento delle operazioni doganali al di fuori dei porti ed alla progressiva desertificazione dell’indotto professionale connesso agli stessi
-tale nota appare non supportata da idonee previsioni legislative, visto che la normativa di riferimento, il codice doganale comunitario, prevede un numero di destinazioni ben definite e non derogabili. Non si vede quindi come l’Agenzia delle Dogane possa eludere tale normativa eliminando di fatto un documento, il T1. previsto dalla legislazione comunitaria e sostituendolo con costose ed inefficienti procedure di rilevamento satellitare.
-le stesse perplessità sono riferibili alla procedura dei fast corridors su treno, a quanto sembra di imminente emanazione, anch’essa non supportata da idonea normativa e potenzialmente ancora più distruttiva per l’indotto portuale
-le associazioni si riservano di assumere idonee iniziative di approfondimento legale circa la correttezza delle procedure di corridoio doganale e nel contempo sono aperte al dialogo con l’Agenzia delle Dogane e con tutti gli altri soggetti coinvolti, dalle Autorità Portuali a Uirnet, al fine di apportare il proprio contributo di professionalità ed idee innovative per la realizzazione di soluzioni realmente utili per lo sviluppo della portualità e della logistica italiana