di Daniele Spagnol
Interessantissimo Convegno quello di Milano del 24 novembre scorso. Egregiamente organizzato dalle maggiori associazioni di categoria, tra cui l’Anasped, la giornata ha voluto sensibilizzare la platea sull’importanza della pianificazione doganale come strategia d’impresa e come, per far questo, la figura dello Spedizioniere Doganale diventa fondamentale.
Le ottime relazioni dell’Avvocatessa Sara Armella e del Vice Presidente del CNSD, Dott. Enrico Perticone, hanno così messo in luce come questo binomio non può che tradursi nella riduzione dei rischi aziendali e, contestualmente, nella riduzione dei costi connessi. Come sappiamo, infatti, la pianificazione doganale è un’attività di analisi strategica dei flussi internazionali, condotta allo scopo di individuare spazi utili per intervenire sulla riduzione dei costi doganali complessivamente sostenuti dall’impresa.
La riduzione dei costi doganali si persegue attraverso interventi che fanno leva su variabili che incidono direttamente:sull’impatto daziario aggregato (variabili che incidono sulla determinazione del dazio) ovvero sui costi sostenuti più in generale dall’impresa per la gestione delle operazioni doganali. Diventa pertanto essenziale che un’impresa faccia proprie le definizioni di ‘classificazione doganale delle merci’, così come del corretto ‘valore in dogana’, senza trascurare gli ‘accordi di libero scambio’ e il concetto di ‘origine delle merci’.
Molti di questi aspetti presentano dei tecnicismi esasperati ed è per questo che l’ausilio di una figura altamente professionale in materia, come lo Spedizioniere Doganale/Doganalista appunto, diventa fondamentale per lo studio di questi processi. Si pensi solamente alle opportunità di pianificazione offerte dagli istituti doganali dei Paesi di destinazione anche alla luce del fatto che, generalmente, nei Paesi emergenti l’impatto daziario medio è sensibilmente più alto rispetto a quello dei Paesi più sviluppati. Taluni Paesi prevedono, ad esempio, delle forme di sospensione tariffaria temporanea per le importazioni di beni che non sono in concorrenza con i beni fabbricati all’interno del paese.
Anche l’aspetto delle delocalizzazioni d’impresa, o di rami di essa, spesso non prende in dovuta considerazione gli accordi di libero scambio tra il Paese che l’impresa ha scelto per spostare parte dei propri processi produttivi ed i canali di distribuzione finale dei beni prodotti. Molte imprese, incautamente, pongono la discriminante di scelta nella sola opportunità offerta loro dal costo del lavoro, piuttosto che da un impatto fiscale agevolato, senza approfondire la conoscenza di eventuali accordi agevolati per beni prodotti in determinati paesi piuttosto che altri. Ecco come una attenta pianificazione entra di diritto ( e forse a dovere) nelle scelte di spedizione diretta dai Paesi di produzione ai Paesi di destinazione con l’utilizzo di piattaforme di logistica ( o produzione) localizzate in determinate aree. Altro punto sul quale i relatori si sono voluti soffermare nella giornata di Milano è dato dall’importanza di ottenere certificazioni di affidabilità doganale in un contesto, sempre più ampio, di mutuo riconoscimento.
Una possibilità è offerta dallo status di “esportatore autorizzato” grazie al quale è consentito all’esportatore di attestare l’origine preferenziale dei beni direttamente in fattura indipendentemente dal valore degli stessi. Anche in questo caso, a dir il vero, molte imprese non hanno ancora metabolizzato l’importanza di questo ‘staus’, circostanziandolo nella mera opportunità di evitare l’emissione di determinati documenti ( es.EUR1) ma dimenticando che ‘ufficializzare’ l’origine preferenziale di un proprio bene rappresenta un valore aggiunto per lo stesso, un ‘biglietto da visita’ imprescindibile in qualsiasi contesto commerciale. Inoltre, nel quadro del programma SAFE (WCO Framework of Standards to Secure and Facilitate Global Trade), sempre più Paesi prevedono programmi di certificazione doganale che consentono una riduzione sensibile del numero dei controlli ed una conseguente riduzione dei costi indiretti e dei rischi connessi con le operazioni doganali.
In ambito comunitario questa opportunità è offerta dalla certificazione AEO. Tale figura è riconosciuta da alcune autorità doganali estere. Tale figura è riconosciuta da alcune autorità doganali estere e, guarda caso, da quelle dei maggiori paesi che importano dall’Italia ( USA e Giappone, in primis). Insomma, un Convegno che è piaciuto sia per i suoi contenuti che per il messaggio che ha voluto lanciare ai molti imprenditori presenti; la figura dello spedizioniere doganale quale anello fondamentale nella catena logistica in un contesto di momento ‘doganale’ non come ‘intoppo’ alla supply chain ma come momento ‘strategico’ dell’intera filiera. A seguire, una tavola rotonda di altissimo spessore ha chiuso la giornata con un indubbio successo per gli organizzatori.