di Angelo Scorza
Forse non è un caso che la serata di gala del convegno genovese si sia tenuta presso il magnifico Acquario cittadino, con cena svoltasi significativamente di fronte alla vasca dei delfini, splendidi animali che – malgrado la cattività cui sono costretti – nuotano nel loro ‘Mar della serenità’.
Da un mammifero all’altro, c’era un bel leone con la sua fluente criniera al vento effigiato sulla copertina dell’ultimo numero autunnale del bimestrale ‘Il Doganalista’, rivista edita dal Consiglio Nazionale degli Spedizionieri Doganali. La scelta del meraviglioso esemplare di felino, in allerta e in vigile osservazione della realtà che gli scorre davanti, assolutamente centrata: non diversamente dal Re della Foresta, quella ‘strana bestia’ dello spedizioniere doganale, pronto a balzare addosso alla preda (la merce da sdoganare) che gli si profila intorno, appare come una razza a rischio di estinzione, se non saprà adeguarsi alle dinamiche in corso.
I doganalisti intervenuti al convegno sono uniti nel manifestare la fiera volontà di resistere al cambiamento dei tempi, professando la loro intenzione di coagularsi per esprimere maggiore forza.
Il leone delle dogane è dunque pronto a ruggire e azzannare ancora, rifiutando l’etichetta di specie in via di estinzione, perché – nella logica collettiva emersa dal dibattito genovese – seppur in parte modificandone le prerogative e competenze, gli spedizionieri doganali avranno sempre un ruolo, eventualmente rivisto, di ‘notai delle merci’.
Chi scrive ricorda ancora come da adolescente, figlio e nipote di spedizionieri doganali, abbia sempre sentito parlare di vapori in casa, tuttavia venendo presto sconsigliato dal genitore nell’esercitare, da grande, una professione che sembrava destinata a morire!
Ma che invece – traendo le conclusioni da quanto sentito dalla viva voce dei protagonisti – ha tutte le intenzioni di continuare a dare battaglia facendo fondo a tutte le proprie risorse: dunque lo spedizioniere non è un vecchio ‘Simba’ sdentato né tantomeno vuole essere agnellino (giammai si pensi addirittura alla pecora…) al cospetto dei lupi che caratterizzano un settore dove spesso prevale la ‘legge della jungla’ della sopraffazione da parte di chi fa la voce grossa.