Dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona, nel 2009, la politica commerciale comune dell’Unione europea si è profondamente sviluppata con un maggiore coinvolgimento del Parlamento europeo nella sua definizione e nel suo controllo. La politica commerciale si e fatta più globale ed inclusiva, necessitando di una più stretta collaborazione con le parti interessate, di cui bisogna ascoltare le voci e delle cui sfide e opportuno tener conto. Questa dimensione è particolarmente pertinente per i capitoli commerciali del funzionamento e dell’organizzazione delle dogane, nonchè della difesa dei diritti di proprietà intellettuale (DPI), delle indicazioni geografiche (IG) e dell’integrità delle catene internazionali di approvvigionamento in cui i rischi sono ricorrenti e pregiudicano la sicurezza e la protezione dei cittadini, dei consumatori e delle imprese dell’UE. Nonostante il costante aumento degli scambi di servizi, il commercio di beni rimane un elemento centrale delle relazioni commerciali internazionali. Le materie prime ed i prodotti intermedi si muovono intensamente in tutto il mondo a causa dello sviluppo delle catene globali del valore.
I consumatori finali hanno accesso ad una grande varietà di prodotti, sia agricoli che industriali, grazie all’espansione degli accordi commerciali multilaterali, regionali o bilaterali. Le dogane fisiche restano, pertanto, essenziali nel sostenere gli interessi commerciali dell’Unione, la salvaguardia delle risorse proprie della UE, in particolare i dazi doganali e gli interessi fiscali nazionali. Di conseguenza, i porti europei reclamano un insieme di regole comuni, applicate in modo uniforme per beneficiare di pari condizioni al momento di competere per i carichi, e un onere amministrativo equivalente, attualmente derivante da regimi IVA diversi che distorcono gli scambi commerciali sia online che offline. L’attuazione dell’accordo sull’agevolazione degli scambi dovrebbe essere una priorità sia per I’UE che per I’OMC al fine di facilitare Ia valorizzazione dell’economia delle aree sotto sviluppate ma non e sufficiente. Alle dogane spetta altresì la responsabilità di contrastare, attraverso i controlli alla frontiera, l’aumento del volume degli scambi di merci che violano i diritti di proprietà intellettuale che minacciano l’occupazione, la crescita, l’innovazione e la competitività. Questo è di fondamentale importanza dal momento che i prodotti e servizi interessati dai DPI rappresentano circa il 90% delle esportazioni dell’UE, e generano i1 39% dei posti di lavoro e il 35% del PIL. Tuttavia, solo il 9% delle PMI ricorre all’applicazione dei DPI in modo approfondito . Le ragioni sono che le PMI trovano il processo troppo oneroso, complesso e/o di poca utilità. Di conseguenza, la maggior parte dei progressi realizzati dalle PMI non beneficiano di alcuna protezione, Questa situazione indebolisce non solo la posizione all’interno di un determinate mercato, ma anche l’economia dell’UE nel suo complesso. L’OCSE ha stimato che una riforma completa dell’agevolazione degli scambi potrebbe ridurre i costi commerciali fino al 10% per i paesi OCSE. A livello globale, una riduzione anche dell’1 % dei costi commerciali farebbe aumentare il reddito mondiale di € 30 miliardi. Questo rappresenta un enorme potenziale cui attingere e spiega l’importanza fondamentale di aumentare l’efficienza delle dogane. I motori principali sono la modernizzazione delle dogane e il rafforzamento della cooperazione doganale internazionale. Le amministrazioni doganali degli Stati membri sono altresì soggette ad una notevole pressione sul piano delle risorse. Esse si trovano confrontate a grandi sfide nell’espletamento delle proprie mansioni,
A causa della loro presenza alle frontiere esterne dell’UE, le dogane sono anche chiamate ad attuare più di 60 atti Legislativi non-doganali dell’UE relativi, ad esempio, al duplice uso, alle armi da fuoco, alla proprietà intellettuale, alia salute pubblica, alla tutela dei consumatori, all’ambiente e all’agricoltura.