Diverse sono le segnalazioni che pervengono ad alcune Associazioni con riferimento alle ripercussioni che il mancato “visto uscire elettronico” delle dichiarazioni doganali comporta quando parliamo di esportazioni di veicoli e di qualsiasi altro bene mobile registrato. Facciamo un passo indietro. Il tutto nasce da una certa leggerezza ( alle volte voluta) di alcuni soggetti che radiano i propri mezzi per esportazione. Un bene così radiato diventa esonerato dal pagamento del relativo “bollo di circolazione” e qualsiasi altro gravame.
Tutto sembrerebbe logico se non per il fatto che il PRA si è accorto che molti di questi veicoli, nell’effettivo, non vengono poi esportati ma semplicemente radiati per demolizione, o vengono esportati con tempistiche che vanno oltre la naturale scadenza dei termini per corrispondere le tasse automobilistiche. A questa sorta di “giochetto” ( ricordiamoci che la radiazione per esportazione costa molto meno di quella per demolizione) il Pubblico Registro ha cercato di porre rimedio imponendo l’esibizione di una dichiarazione doganale di esportazione quale presupposto per la concessione della radiazione stessa. Ma anche in questo caso il PRA si è accorto che la semplice esibizione di un DAU non rappresenta di per sé una esportazione, ma solo quando ad esso è associato l’esito di uscita conclusa i benefici legati al veicolo si possono considerare nascenti. Pertanto, allo stato attuale, un soggetto che volesse radiate per esportazione un veicolo deve dichiararlo all’esportazione e deve effettivamente farlo uscire dalla UE. Ad uscita conclusa può avviare l’iter presso i propri uffici di competenza per ottenerne la cancellazione. Il tutto rappresenta cosa lineare se non per alcune criticità che ci vengono opportunamente segnalate.
Stiamo parlando della discrepanza temporale che spesso si forma tra l’effettiva uscita e la possibilità che questa uscita risulti a sistema ( cd consultazione del MRN). Come ben sappiamo, infatti, le dichiarazioni doganali non vengono sempre “chiuse” contestualmente all’uscita del bene ma anche successivamente, pratica spesso tipica dei porti italiani. Paradossalmente, quindi, molti esportatori si trovano a dover riconoscere ancora la tassa di circolazione per un bene che effettivamente già circola “pacifico” in altro Paese solo per il fatto che “ufficialmente” l’ MRN non “vede” questa situazione.
E’ anche vero che un soggetto che in tempi ragionevoli non si vede ancora riconosciuta l’uscita può avviare con la propria Dogana la procedura autonoma di follow up, ma anche questa richiede tempistiche non consone alle proprie esigenze. Così come la semplice esibizione di una polizza di carico dovrebbe rappresentare di per sé merce allo stato estero. Ma tutti queste prove alternative rappresentano tecnicismi che spesso non sono conosciute dagli uffici pubblici che ancora una volta legano l’esportazione alla sola consultazione dell’esito si uscita della dichiarazione doganale.
Ecco perché questa Associazione accoglie l’invito di molti operatori che si trovano “imbrigliati” in questa paradossale situazione e che devono continuare a corrispondere oneri e tasse automobilistiche allo Stato senza che queste siano più dovute, rivolgendo agli Uffici di Pubblico registro l’invito ad un confronto al fine di convergere nel buon senso, riconoscendo da un lato l’assoluta legalità dell’operazione e dall’altro accogliendo mezzi alternativi di prova per non continuare a vessare ingiustamente oneste persone.