Giro di vite della Polstrada contro il cabotaggio abusivo, una piaga che sta mettendo in ginocchio il settore degli autotrasporti, già piegato dalla crisi economica. In una sola giornata sono state elevate tre maximulte sulla A28 per un totale di 17 mila euro.
Gli agenti della Polstrada di Pordenone hanno sorpreso una decina di giorni fa tre mezzi pesanti con targa e conducente slovacchi in violazione della normativa sul cabotaggio. Multa da cinquemila euro per ciascun autotrasportatore. In un caso si è aggiunta una sanzione amministrativa da 2.065 euro perché la documentazione era incompleta.
In sostanza un autista di un altro Paese dell’Unione europea può effettuare per conto terzi soltanto tre trasporti nazionali dopo che ha varcato – a carico pieno – il confine italiano. Per aggirare la normativa, le aziende di autotrasporti (anche italiane) aprono la sede legale in paesi europei dove il costo della manodopera e la tassazione sono inferiori.
Il salario di un autotrasportatore slovacco è, per esempio, pari a un terzo rispetto a quello dei suoi colleghi italiani. L’azienda poi ingaggia gli autotrasportatori stranieri per ben più di tre spedizioni nazionali: spesso si fermano un mese intero in Italia. Non tutti, però, vengono scoperti.
Questa prassi sottrae commesse e lavoro agli autotrasportatori locali.
«È concorrenza sleale – osserva Mauro Beccaro, presidente degli autotrasportatori per conto terzi in seno a Confartigianato Pordenone –. Non riusciamo a essere competitivi nei confronti delle aziende straniere: siamo oberati di tasse. Senza contare che sosteniamo spese fisse molto più alte, dal gasolio ai contributi per il personale. Le aziende delocalizzano e si trasferiscono in paesi dove le imposte fiscali sono più basse. Ora, poi, dobbiamo fare i conti anche con gli autotrasportatori stranieri ingaggiati dalle agenzie interinali all’estero: gente che non ha mai fatto un corso di formazione. Tante nostre imprese hanno dovuto chiudere i battenti: noi autotrasportatori siamo l’anello di congiunzione fra tutti i settori economici. Giocoforza abbiamo risentito pesantemente della crisi. Il mercato italiano è fermo, soltanto chi lavora con l’estero riesce a sopravvivere. I pagamenti ci arrivano dopo 150 giorni».
Quale la soluzione? Secondo Beccaro l’unico sistema è ridurre la pressione fiscale, affinché anche le ditte italiane possano riacquistare competitività. «Il governo nazionale – conclude Beccaro – non tutela la nostra categoria. Pensiamo alla Francia: Oltralpe gli autostrasportatori stranieri devono dimostrare di aver pernottato in un albergo. Qui invece capita di vederli dormire sul camion nelle piazzole di
sosta. Il giorno prima dell’ingresso in Francia devono inviare una mail comunicando targa del veicolo e tragitto. Basterebbe tracciare i mezzi pesanti stranieri con i tutor e il telepass in autostrada, come abbiamo richiesto più volte. Nessuno, però, ci ascolta».