TRIESTE 13/14 Dicembre 2013
Siamo alla conclusione di questo nostro incontro, organizzato in modo impeccabile, dove sono stati svolti interventi che fanno onore alla nostra categoria, perché improntati sul tecnicismo che qualifica la professionalità d’appartenenza e ci consegnano una rappresentazione del quotidiano e del divenire di cui noi dobbiamo essere i responsabili.
In politica, invece, manca il racconto di ciò che avviene e subentra la narrazione dei fatti, supportata da una certa inventiva e retorica, che è poi necessaria per assicurarsi visibilità sui cittadini.
E ben venga!, purché abbia come obiettivo di fornire informazioni esatte e verificabili, con il fine di consentire all’opinione pubblica di migliorare le proprie cognizioni nel momento in cui è chiamata a prendere decisioni che coinvolgono la comunità.
La questione comporta anche un aspetto morale, perché nel narrare occorre sia evitare di difendere gli errori della propria parte, sia apprezzare i meriti di quella avversa; ciò è di difficile attuazione in quanto per lo più sorgono opinioni o pregiudizi di varia natura che vanificano l’etico principio di responsabilità che è alla base della organizzazione civile.
Ed allora avviene che alcuni possono parlare con linguaggio di destra alla sinistra e viceversa, creando confusione soprattutto fra i giovani che vengono disorientati da chi è abile del fingere di essere.
George Orwell descrive costoro nella “ fattoria degli animali” (1947) dove gli animali si compattano e si organizzano per gestire la fattoria senza gli umani.
Nascono, così, i primi slogan per cui gli animali sono tutti uguali ma i maiali sostengono di avere maggiore diritto al potere perché alcuni animali sono più uguali degli altri.
Mettiamo da parte ulteriore ricordi scolastici e tantomeno evitiamo di discutere dell’etica della responsabilità di Weberiana memoria, in un periodo dove la politica mostra la propria debolezza sia nei confronti del potere giudiziario che non riesce a riformare, sia verso il potere mediatico che spesso gestisce l’informazione in comune con quello giudiziario, sia verso il potere burocratico di cui non può fare a meno
Di certo è necessario, visti i tempi, riconsiderare le proprie certezze ed ascoltare anche gli altri per poter trovare delle conclusioni che portino ad un cambiamento: perché è ora di cambiare.
Stiamo vivendo la crisi esistenziale che da anni condiziona il nostro essere cittadini rispetto ad amici, colleghi, vicini e perfino verso la propria famiglia che è il fondamento dell’aggregazione sociale.
Ci si domanda come abbiamo cominciato a divenire quello che siamo e dove stiamo andando.
Non è il caso, in questa Assemblea, addentrarci in speculazioni filosofiche perché abbiamo altro a cui pensare, tuttavia non possiamo essere asettici dal quotidiano e considerare solo le contingenze dei fatti, prendendo atto dei guai immediati ed ipotizzando soluzioni che poi risultano inadeguate.
Viviamo in una crisi organica che in nessun caso potrà essere risolta solo con le promesse di riforme istituzionali.
Bastano alcune poche considerazioni che ci derivano leggendo i giornali e che testimoniano, quando non lo sollecitano, un senso di malessere e di ansietà.
Non si parla altro che di disgregazione dei partiti politici che, bene o male, rappresentano gli interessi su cui è diviso l’elettorato, di illegalità associate alla criminalità ed al disordine cittadino, di femminicidi, di extracomunitari e soprattutto di quel cancro che è la corruzione che ormai ha pervaso i principali istituti della nostra società.
A tutto ciò sembriamo estranei perché siamo avvolti da una conclamata indifferenza, nonché da una diffusa ipocrisia che impedisce di renderci conto anche di fatti lapalissiani.
Nell’attività parlamentare spesso riscontriamo una certa fretta nell’avallare proposte che sembrano necessarie per il Paese, ma che, nella pratica, possono rivelarsi inopportune ed incrinare il rapporto tra cittadini e le strutture istituzionali e burocratiche.
Si crea un corto circuito nell’assecondare legittime esigenze delle classi meno abbienti, a volte incapaci di accedere ad un minimo di autotutela, con scelte supportate da mera demagogia , sempre pronta a creare situazioni inquietanti laddove è scarsa la giusta riflessione sull’oggettiva osservanza dei parametri per una corretta gestione del rapporto fra cittadino e Stato.
Un esempio è la situazione che si è venuta a creare con l’approvazione dell’art.303 del TULD, che deve essere necessariamente riscritto per sanare il rispetto, anche formale, dell’errore sul valore, tenendo a mente quel principio di proporzionalità ed equità insito non solo nel Codice del consumatore , ma sancito dal Regolamento europeo 952/2013 laddove prevede che le sanzioni devono essere “ effettive, proporzionate e dissuasive”.
In Italia vale solo il principio della dissuasione esercitata con lo stesso zelo di un ordine militare quando necessita una rappresaglia.
Eppure la due VI Commissioni delle Finanze del Parlamento avevano espresso parere favorevole ad una diversa scrittura del 303, compreso la non sanzionabilità per errore in buona fede.
Tuttavia, la solita procedura della apposizione della questione di fiducia sull’intero provvedimento ha, di fatto, impedito la correzione condivisa dalla maggioranza.
In precedenti interventi e data la mia esperienza politica, ho sempre denunciato come la burocrazia, o se volete la gerarchia amministrativa, abbia gradualmente ampliato il suo potere, allontanandosi da quella missione di tutela delle regole che la democrazia emana attraverso il Parlamento.
Oggi la questione è al culmine perché quel sistema burocratico è arrivato fino a Bruxelles e ci ritorna in casa con Regolamenti e Direttive rigide, lontane da quelle che sono le aspettative ed i sentimenti della massa dei cittadini.
Noi siamo consapevoli di quanto la libertà è stata erosa con le “ stupide” decisioni di Bruxelles, e l’aggettivo lo prendiamo in prestito da Romano Prodi, decisioni che hanno consentito alla discrezionalità burocratica di prendersi il posto dell’autorità della legge.
Non siamo certo afflitti da vittimismo, né da mancanza di visione positiva del futuro; sta di fatto che, anche se l’intenzione del Parlamento è quella di incidere a favore del cittadino e del sistema produttivo del Paese, è opportuno rilevare quanto scriveva Sir Maynard Keynes a G.B.Shaw circa i provvedimenti assunti a seguito della la sua teoria economica e cioè: “ forse gli effetti delle norme oggi emanate, si vedranno nel corso dei prossimi dieci anni”.
Cito la frase del Keynes per ricordare che gran parte dei provvedimenti di questi ultimi Governi sono oggetto di Decreti Legislativi che saranno emanati negli anni a seguire proprio dall’apparato burocratico dello Stato, con veloci passaggi presso le Commissioni parlamentari, senza che siano discussi ed approvati nell’Assemblea della Camera e del Senato.
Siamo costretti ad aspettare, ma non vogliamo avallare questa perdita di tempo perché è con tutta evidenza che stiamo attraversando l’annus horribilis più lungo di dodici mesi ed è necessario agire con immediatezza e non filosofare come se stessimo ad una convention.
La nostra categoria si farà sentire nelle sedi opportune con argomenti ed iniziative anche pragmatiche.
Ci giunge notizia che è stata presentata una proposta di direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio sul quadro giuridico dell’Unione relativo alle infrazioni e alle sanzioni doganali.
Cioè a dire che le sanzioni, pur nell’ambito del diritto nazionale degli Stati membri, saranno armonizzate dal diritto dell’Unione.
Ad ogni buon conto, abbiamo presentato alla Camera ed al Senato un nuovo emendamento sostitutivo dell’art. 303, con la certezza che l’Agenzia delle Dogane e Monopoli di Stato si adeguerà allo spirito della direttiva; mentre in questi due anni che ci separano dall’entrata in vigore del nuovo Codice Doganale Europeo lavoreremo affinchè la figura dello Spedizioniere Doganale sia tutelata e rimanga in essere al servizio delle imprese e a difesa dell’erario.
Solo allora potremmo avere una prospettiva almeno più rosea per essere invogliati a credere nel domani.
Cosimo Ventucci – Presidente Federale ANASPED