di Daniele Spagnol
Il 1º luglio 2016 il Consiglio ha prorogato le sanzioni economiche riguardanti settori specifici dell’economia russa fino al 31 gennaio 2017.
Introdotte inizialmente per un anno il 31 luglio 2014, in risposta alle azioni della Russia volte a destabilizzare la situazione in Ucraina, tali misure sono state poi rafforzate nel settembre 2014 e riguardano il settore finanziario, dell’energia, della difesa e dei beni a duplice uso.
Il 19 marzo 2015 il Consiglio europeo ha convenuto di far dipendere la durata delle sanzioni dalla piena attuazione degli accordi di Minsk, che doveva avvenire entro il 31 dicembre 2015. Dal momento che a tale data gli accordi non erano stati pienamente attuati, il Consiglio ha prorogato le sanzioni fino al 31 luglio 2016. Dopo averne valutato l’attuazione, il Consiglio ha deciso di rinnovare le sanzioni per un ulteriore periodo di sei mesi, fino al 31 gennaio 2017.
In particolare, le sanzioni economiche prorogate dalla decisione, limitano l’accesso ai mercati dei capitali primari e secondari dell’UE da parte di cinque grandi enti finanziari russi di proprietà dello Stato e delle loro filiali controllate a maggioranza stabilite al di fuori dell’UE, nonché di tre grandi società russe attive nel settore energetico e di tre operanti in quello della difesa. Impongono inoltre, un divieto di esportazione e di importazione per quanto riguarda il commercio di armi, stabiliscono un divieto di esportazione dei beni a duplice uso per scopi militari o utilizzatori finali militari in Russia limitano l’accesso russo a determinati servizi e tecnologie sensibili che possono essere utilizzati per la produzione e la prospezione del petrolio.
Oltre a queste sanzioni economiche, in risposta alla crisi in Ucraina sono in vigore varie misure dell’UE, tra cui, misure restrittive individuali mirate, ossia il divieto di visto e il congelamento dei beni, al momento nei confronti di 146 persone e 37 entità fino al 15 settembre 2016, misure restrittive in risposta all’annessione illegale della Crimea e di Sebastopoli, limitate al territorio della Crimea e a Sebastopoli, attualmente in vigore fino al 23 giugno 2017. La decisione è stata adottata mediante procedura scritta e, come previsto per tutte le decisioni di proroga di misure restrittive, all’unanimità. Costo dell’operazione? Secondo le ultime stime in nemmeno due anni di guerra commerciale e diplomatica tra Ue e Russia sono costati all’Italia 3,6 miliardi di euro di export andato in fumo. A tanto ammonta la perdita di export da quando è partita la guerra diplomatica e commerciale a seguito del comportamento di Mosca nella crisi ucraina. Lombardia, Emilia Romagna e Veneto le Regioni più colpite. Se a questo ci aggiungiamo le ripercussioni del referendum britannico, il futuro non si può certamente definire roseo. E’ infatti stimato tra il 3 e il 7% il calo delle cessioni (esportazioni?) del prossimo anno verso la Gran Bretagna. Significa un taglio fino a 1,7 miliardi di euro. I settori più colpiti saranno quelli legati alla meccanica strumentale e ai mezzi di trasporto. Londra è il quarto mercato di export per l’Italia, mentre quello Russo è passato dall’ottavo a tredicesimo. Benissimo potremmo dire!
Allegato: Proroga sanzioni – provvedimento